Secondo una recente indagine effettuata da parte della società StageUp Sport & Leisure Business, la quale indagava su quali fossero gli stadi più "antichi" d'Europa, è emerso che gli stadi della Serie A detengono il "primato" con un'età media di 67 anni, mentre per la Liga e Bundesliga l'età media è notevolmente più bassa: 46 anni. In realtà, nella Premiership League, l'età media degli stadi è di 72 anni, ma non è stato preso in considerazione che tutti gli stadi sono stati sottoposti a ristrutturazioni e lavori, di cui solamente le fondamenta sono quelle originali. Spesso, infatti, sentiamo parlare di stadi non conformi alle norme FIFA e UEFA per svolgerci le competizioni calcistiche più importanti. Ma perchè tutto questo divario dagli altri Paesi europei?
Una volta la Serie A era nel pieno del gotha calcistico, ora, scorrendo la classifica stilata dall'annuale ricerca Football Money League, da parte di Deloitte, emerge un dato sconcertante: nelle prime cinque posizioni non sono presenti compagine italiane, la prima delle quali, il Milan, è sesta con un fatturato di 227,2 milioni di euro, mentre il Real Madrid, primo, fattura ben 351 milioni di euro. Questo divario immenso scaturisce dal fatto che il fatturato dei club di calcio dipende sempre di più dalla gestione dello stadio e dalle connesse attività commerciali. Come campionati complessivi osserviamo che il più ricco è la Premier League, fatturando quasi 2 miliardi di euro annui, mentre la Serie A fattura un totale annuo di 1,6 miliardi di euro. Andando ad analizzare più a fondo i ricavi, notiamo che in Italia oltre il 53,2% del fatturato deriva dai diritti televisivi, mentre in Inghilterra oltre la metà del fatturato viene ricavato dal botteghino dello stadio! Quindi, mentre all'estero c'è un trend costante in crescendo per i ricavi, grazie alle attività di marketing, incassi dello stadio e sponsor; in Italia il fatturato aumenta quasi esclusivamente grazie alle pay-tv. I botteghini rappresentano appena il 12% delle entrate annuali, 5 volte meno quelli ottenuti dalle offerte di Mediaset, Sky e Co. Il problema è che le quantità di soldi ottenute dalle pay-tv non variano tra le big d'Europa; ciò che varia veramente sono i soldi incassati dalle attività commerciali. Ma perchè non sviluppiamo questo settore?
Poiché nessuno dei nostri club detiene la proprietà del proprio stadio, quindi, di conseguenza, nemmeno tutte le attività da esso derivate, non riescono a sfruttare al massimo le potenzialità di questo business. I vari Comuni monopolizzano le strutture in questione, e pensare di costruire uno stadio nuovo, di cui proprio lo stesso Comune sarebbe il regolatore, pare un'utopia. Abbiamo le regine del nostro calcio costrette a condividere uno stadio, mentre a Londra anche il "piccolo" Fulham ha il proprio terreno di gioco, eppure ogni derby è sentitissimo. Sicuramente, grandi vantaggi per la costruzione di nuovi stadi in Inghilterra, deriva dalla concessione del nome dell'arena, come il più recente Emirates Stadium. Questo tipo di sponsorizzazione, frutta all'Arsenal una quantità immensa di milioni di euro all'anno, sufficienti per costruirci uno stadio nuovo dopo 4-5 anni. Di sicuro non è una mancanza di spazi ciò che impedisce la costruzione di strutture nuove. Ma allora, dove finiscono tutti questi soldi?
In Inghilterra vennero investiti per gli Europei del 1996 circa 3,3 miliardi di euro nelle strutture. In Germania, per i Mondiali del 2006, sono stati costruiti sette stadi ed altri cinque del tutto rinnovati, per una spesa totale pari a 1,4 miliardi di euro. Si tratta per lo più di strutture nuove, o comunque moderno, sicure e pensate per il calcio. Luoghi dove possono convivere ultras e famiglie, dove tutto è pensato per godersi al meglio lo spettacolo. E' assai preoccupante sapere che l'Italia, invece, ha mancato in modo piuttosto deludente l'assegnazione degli Europei del 2012, e deve fare i conti con stadi vecchi, obsoleti ed inadatti.
Ormai, solamente le tifoserie più "calde" mantengono vivo il rito di seguire la partita allo stadio, ed anche se ci sono progetti "Fair Play" ed ottimi esempi, questo non basta per invogliare le persone a comprare il biglietto per vedersi la partita. Oltre ad essere poco comodi, i nostri stadi sono pure pochi sicuri, registrando sempre numerosi incidenti, in modo recidivo. L'idea di come viene concepito lo stadio in altri Paesi europei è un luogo da poter visitare anche lontano dai giorni delle partite, trovandoci: cinema multisala, alberghi, suite di lusso con vista sul campo, sale conferenze hi-tech, negozi del proprio club, ristoranti con vista sulla partita, insomma, chi più ne ha più ne metta! Noi, invece, mettiamo i tornelli per garantire la sicurezza ai tifosi...
Insomma, nel calcio Italiano c'è il bisogno evidente di cambiamenti, dal ringiovanimento della Nazionale, alla moderazione e punizione dei tifosi violenti, fino alla costruzione di nuovi impianti sportivi. Per riportare il nostro calcio ai fast di una ventina di anni fa, quando eravamo il campionato più seguito (ma non per questo ora meno bello!), bisogna curare questi aspetti, in modo da poter risanare questa inarrestabile emorragia di tifosi. Aspettiamo, forse in vano, il giorno in cui potremmo essere lì, dietro ai cartelloni pubblicitari, a tifare per i nostri idoli, senza che la nostra voce si infranga su una barriera divisoria.
Una volta la Serie A era nel pieno del gotha calcistico, ora, scorrendo la classifica stilata dall'annuale ricerca Football Money League, da parte di Deloitte, emerge un dato sconcertante: nelle prime cinque posizioni non sono presenti compagine italiane, la prima delle quali, il Milan, è sesta con un fatturato di 227,2 milioni di euro, mentre il Real Madrid, primo, fattura ben 351 milioni di euro. Questo divario immenso scaturisce dal fatto che il fatturato dei club di calcio dipende sempre di più dalla gestione dello stadio e dalle connesse attività commerciali. Come campionati complessivi osserviamo che il più ricco è la Premier League, fatturando quasi 2 miliardi di euro annui, mentre la Serie A fattura un totale annuo di 1,6 miliardi di euro. Andando ad analizzare più a fondo i ricavi, notiamo che in Italia oltre il 53,2% del fatturato deriva dai diritti televisivi, mentre in Inghilterra oltre la metà del fatturato viene ricavato dal botteghino dello stadio! Quindi, mentre all'estero c'è un trend costante in crescendo per i ricavi, grazie alle attività di marketing, incassi dello stadio e sponsor; in Italia il fatturato aumenta quasi esclusivamente grazie alle pay-tv. I botteghini rappresentano appena il 12% delle entrate annuali, 5 volte meno quelli ottenuti dalle offerte di Mediaset, Sky e Co. Il problema è che le quantità di soldi ottenute dalle pay-tv non variano tra le big d'Europa; ciò che varia veramente sono i soldi incassati dalle attività commerciali. Ma perchè non sviluppiamo questo settore?
Poiché nessuno dei nostri club detiene la proprietà del proprio stadio, quindi, di conseguenza, nemmeno tutte le attività da esso derivate, non riescono a sfruttare al massimo le potenzialità di questo business. I vari Comuni monopolizzano le strutture in questione, e pensare di costruire uno stadio nuovo, di cui proprio lo stesso Comune sarebbe il regolatore, pare un'utopia. Abbiamo le regine del nostro calcio costrette a condividere uno stadio, mentre a Londra anche il "piccolo" Fulham ha il proprio terreno di gioco, eppure ogni derby è sentitissimo. Sicuramente, grandi vantaggi per la costruzione di nuovi stadi in Inghilterra, deriva dalla concessione del nome dell'arena, come il più recente Emirates Stadium. Questo tipo di sponsorizzazione, frutta all'Arsenal una quantità immensa di milioni di euro all'anno, sufficienti per costruirci uno stadio nuovo dopo 4-5 anni. Di sicuro non è una mancanza di spazi ciò che impedisce la costruzione di strutture nuove. Ma allora, dove finiscono tutti questi soldi?
In Inghilterra vennero investiti per gli Europei del 1996 circa 3,3 miliardi di euro nelle strutture. In Germania, per i Mondiali del 2006, sono stati costruiti sette stadi ed altri cinque del tutto rinnovati, per una spesa totale pari a 1,4 miliardi di euro. Si tratta per lo più di strutture nuove, o comunque moderno, sicure e pensate per il calcio. Luoghi dove possono convivere ultras e famiglie, dove tutto è pensato per godersi al meglio lo spettacolo. E' assai preoccupante sapere che l'Italia, invece, ha mancato in modo piuttosto deludente l'assegnazione degli Europei del 2012, e deve fare i conti con stadi vecchi, obsoleti ed inadatti.
Ormai, solamente le tifoserie più "calde" mantengono vivo il rito di seguire la partita allo stadio, ed anche se ci sono progetti "Fair Play" ed ottimi esempi, questo non basta per invogliare le persone a comprare il biglietto per vedersi la partita. Oltre ad essere poco comodi, i nostri stadi sono pure pochi sicuri, registrando sempre numerosi incidenti, in modo recidivo. L'idea di come viene concepito lo stadio in altri Paesi europei è un luogo da poter visitare anche lontano dai giorni delle partite, trovandoci: cinema multisala, alberghi, suite di lusso con vista sul campo, sale conferenze hi-tech, negozi del proprio club, ristoranti con vista sulla partita, insomma, chi più ne ha più ne metta! Noi, invece, mettiamo i tornelli per garantire la sicurezza ai tifosi...
Insomma, nel calcio Italiano c'è il bisogno evidente di cambiamenti, dal ringiovanimento della Nazionale, alla moderazione e punizione dei tifosi violenti, fino alla costruzione di nuovi impianti sportivi. Per riportare il nostro calcio ai fast di una ventina di anni fa, quando eravamo il campionato più seguito (ma non per questo ora meno bello!), bisogna curare questi aspetti, in modo da poter risanare questa inarrestabile emorragia di tifosi. Aspettiamo, forse in vano, il giorno in cui potremmo essere lì, dietro ai cartelloni pubblicitari, a tifare per i nostri idoli, senza che la nostra voce si infranga su una barriera divisoria.
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