Ormai ci siamo abituati all'idea che questo sarà un campionato atipico da quelli visti in passato. Si sono creati degli equilibri spaventosi e le grandi non incutono più tutto questo timore come in passato. Il calcio italiano non ruota più attorno alle strisciate e la Roma. Ci son squadre che giocano un calcio moderno, molto offensivo ma che cura la fase tattica, come Genoa, Lazio e Napoli. Se queste squadre riusciranno a dare una certa continuità ai propri risultati, hanno certamente i mezzi per fare un campionato di primo ordine. Le grandi vanno a singhiozzo, con l'Inter che vince di misura, il Milan che riagguanto il sorriso per un pelo, la Juventus che frena sul più bello, la Roma che - con l'aiuto dell'arbitro - si infila nuovamente nel tunnel e la Fiorentina che non mostra l'affiatamento che la caratterizza dalle ultime tre stagioni. C'è chi gode della situazione ed inizia a costruirsi un piccolo margine, che tutti osservano poco adesso, ma sanno che conterà molto più in là.
Stavolta per Allegri le cose si mettono male. Incassata la quarta sconfitta consecutiva in campionato, ha resistito anche troppo, per fortuna sua il suo presidente non è Zamparini, altrimenti sarebbe già stato fustigato; non che Cellino sia un agnellino. A Cagliari si stanno ancora domandando il perché dell'esonero di Ballardini ed il nuovo staff tecnico non pare aver portato la giusta mentalità per raggiungere la salvezza. Se Cellino decide di dare una svolta è bene che lo faccia presto, altrimenti è bene che Allegri si inventi qualcosa in tre giorni. Le prove non sarebbero nemmeno malvagie, ma c'è il problema della sterilità offensiva. I sardi riescono a tenere lontane le iniziative dell'Atalanta, bloccando le azioni di Doni sul nascere e chiudendosi a riccio in difesa; una tattica che riesce a mantere il risultato sullo 0-0 per tutto il primo tempo. Si vedono veramente poco le due squadre, ma è l'Atalanta ad approfittarne sulla prima distrazione difensiva del Cagliari, colpendo con il suo bomber, Floccari, che parte sulla linea del fuorigioco ed insacca con un potente diagonale; bel gesto della punta bergamasca e brutta mazzata per i sardi. Tuttavia, la reazione c'è, ma arriva troppo tardi, anche con sfortuna quando Larrivey colpisce la traversa con un bel tiro a tempo scaduto. Del Neri si strofina le mani e pensa già di poter compiere un miracolo come con il Chievo, intanto l'Atalanta soffre di vertigini lassù.
Una delle squadre che ride è l'Udinese, che dopo aver praticamente ipotecato il turno di UEFA, continua a portare a casa punti, stavolta sono tre ai danni del Bologna. Purtroppo per lo spettacolo, la partita perde subito il suo senso con l'espulsione di Britos al 12'; peccato per questo ragazzo che aveva ben figurato contro la Fiorentina. Sul dischetto ci va D'Agostino che non sbaglia e farà sicuramente crescere ancora di più i rimorsi della Roma, che decise di scartarlo per il suo carattere esuberante. La reazione del Bologna c'è, ma dura solamente sette minuti, dopodiché Floro Flores - a sorpresa in campo al posto di Quagliarella - decide di chiudere i conti e segnare con una bella rete lo 0-2. A questo punto gli animi del Bologna sono molto più tiepidi e gli uomini di Marino hanno spazio per cercare qualche bella giocata, soprattutto il giovane Sanchez, molto bravo nello stretto. Al Bologna manca gioco ed Arrigoni vede arrivare inevitabilmente la terza sconfitta consecutiva. Ci prova a cambiare le sorti inserendo Di Vaio per Amoroso e Bernacci per Marazzina, ma le cose non cambiano, ed è sempre Sanchez a rendersi pericolosissimo in più azioni, colpendo tra l'altro un palo e poi vedendosi negato un rigore grosso quanto una casa. L'arbitro deve avercela seriamente con Sanchez, che viene atterrato in piena area da Marchini, ma il Signor Mazzoleni lo ammonisce per simulazione; grave errore qui. Marino concede del riposo ad alcuni suoi titolari, ma prima della sostituzione c'è una bellissima serpentina di Floro Flores al limite dell'area che serve Pepe, il cui aggancio non è perfetto, ma è ottima l'esecuzione che porta la firma del terzo gol. Ottimo il campionato per ora dell'Udinese che potrà puntare in alto, mentre per il Bologna si prospettano tempi duri. Ma dove è finita la squadra motivata dell'esordio a San Siro?
Per il Torino l'unica nota positiva dalla trasferta di Verona è quella di aver sfatato un tabù che non vedeva mai i granata portare a casa un punto. Un punticino soffertissimo per i ragazzi di De Biasi, che si sono trovati davanti un Chievo - che una volta andato sotto - attacca a pieno organico senza troppi fronzoli, in una partita che risulta meno spettacolare per via del nervosismo in campo. Non è un primo tempo splendido, tecnicamente non esaltante, giocato molto sul piano dei nervi, ma a sette minuti dal termine il Toro trova il vantaggio grazie ad un rigore trasformato da Bianchi. Iachini tira le orecchie ai suoi nell'intervallo e richiede maggiore concretezza e gioco, ed i suoi lo ascoltano alla perfezione, confezionando il pari con una bella azione di uno due sull'asse Marcolini-Langella, con lo stesso Marcolini che realizza un gol bellissimo, superando Sereni. De Biasi sente l'odore della beffa e corre ai ripari inserendo un tornante, Abate - al ritorno dopo l'infortunio - , per Bianchi, autore di un'altra prova opaca. Poco dopo il Chievo perde un pezzo pregiato, dovendo sostituire Pinzi per infortunio, sperando che non sia niente di grave. Si rivede in campo pure il desaparecido Nicola Ventola, ma si vedrà poco, poiché la gara torna ad essere giocata sul piano agonistico, avendo ormai bene poco da dire, a parte l'espulsione nel recupero di Diana. Un punto che non fa male a nessuno, ma Cairo sperava di poter vedere la sua squadra in posizioni più alte.
La partita di Genoa ha rispettato le attese, ma un errore arbitrale potrebbe aver deciso le sorti dell'incontro. Lo scontro tra due squadre storiche per il nostro calcio si conclude con una Roma incredula, che era tornata sulla strada giusta, ma il morale viene subito affossato da un masso enorme che le cade sulle spalle. Subito dopo quattro minuti è il Genoa con Sculli a trovare la via del gol, assist al bacio di Gasbarroni che ha recuperato dall'infortunio e scende in campo da titolare. Sorprende invece vedere Mexes in panchina e Loria in campo, mentre è buona notizia il rientro da titolare di Perrotta. La Roma subisce il colpo e ci mette una decina di minuti per reagire, attaccando in maniera scomposta e non portando avanti una filosofia di gioco. Il momento della riscossa arriva con un'occasione di Taddei, che sfrutta un errore difensivo dei genoani, ma il suo diagonale viene spento da Rubinho con la punta delle dita. Questo è il preludio al gol di De Rossi che arriverà qualche minuto dopo, con il romano che si vede respinto il primo colpo di testa, ma che con rabbia cerca e trova il secondo, che si infila in rete ed è pari. La partita va avanti con il Genoa che non si lascia sorprendere in difesa ed attacca con ordine, impensierendo spesso la retroguardia giallorossa, con due belle giocate di Gasbarroni all'inizio del secondo tempo, che poi uscirà per lasciare posto a Palladino (ottima comunque la sua prova). Verrà poi sostituito anche l'altro esterno protagonista (Sculli) per Olivera, e sul seguente corner Juric colpirà per Milito che solo soletto insacca per il vantaggio rossoblù. Vantaggio che durerebbe appena sei minuti se non venisse ingiustamente annullato un gol regolarissimo di Panucci per segnalazione di un fuorigioco inesistente. Il morale della Roma è a terra ed i giocatori perdono le staffe, il primo è De Rossi che ne paga le conseguenze con un espulsione davvero ingenua. Spalletti va su tutte le furie con il suo giocatore, probabilmente pensando anche a come affrontare la prossima partita con tutti questi indisponibili fondamentali. A condurre la gara sono sempre gli uomini di Gasperini che si rendono pericolosi prima con Olivera e poi con Milito, mentre sull'altra panchina Spalletti effettua qualche cambio della disperazione, che frutterà ben poco. Arriva nel finale anche il gol del definitivo 3-1 sempre da parte di Milito che segna così 4 gol in 3 giornate, meglio del suo connazionale Zàrate, che di giornate ne ha giocate 4. La Roma avrà sicuramente da recriminare sul gol annullato, ma verba volant, e c'è già da pensare a domenica, mentre a Genoa si festeggia la vittoria ai danni di un'altra grande. La domanda è, dove può arrivare realisticamente questa squadra?
Quanta fatica per l'Inter contro il Lecce, non tanto per aver sofferto le iniziative dei salentini, ma per aver avuto difficoltà nel trovare la via del gol. D'altronde, le statistiche fanno paura, basta leggere il possesso palla: 73,6% contro il 26,4% dei giallorossi, una partita giocata in un senso solo. Nonostante questo, il Lecce ha fatto la sua onesta figura e Beretta può essere soddisfatto dei suoi ragazzi, che non erano certo venuti a Milano per andare a punti. Sorprende la formazione di Mourinho che sconvolge tutti dopo aver parlato tanto di turnazione, ed invece propone davanti il trio "titolare" ed a centrocampo sarà presente Vieira; mentre Maicon - uno dei match winner contro il Torino - entrerà solamente nel secondo tempo. Tutta festa per capitan Zanetti e le sue 600 presenze che si consolidano con i tre punti e la vetta solitaria, come è ormai consueto. Incomprensibile l'assenza dai titolari di Caserta, decisione strana quella dell'allenatore del Lecce. L'Inter crea una rete di passaggi infinita ed offre poco spettacolo, facendo vedere poca palla ai salentini, che si devono accontentare solo di qualche calcio di punizione. Al 25' Ibra decide di testare il suo destro, che batterebbe Benussi, ma si stampa sulla traversa, con il legno che probabilmente trema ancora. Dopo un gol mancato da Adriano pochi minuti a seguire dal destro di Ibrahimovic, ci pensa Zanchetta ad impensierire Julio Cesar e non lasciarlo a dormire sugli allori: il portierone è chiamato al super intervento sulla conclusione velenosa del centrocampista che per poco non la mette al sette. Il secondo tempo riprende con il monologo nerazzurro, con Mourinho che effettua qualche cambio: Quaresma per Vieira e Maicon per Stankovic. Il portoghese vuole i tre punti a tutti i costi e quando vede che la rete non arriva inserisce Cruz per Chivu, una sorta di tutti all'attacco per l'Inter. Forse Mourinho pensava che fosse una mossa disperata, ma El Jardinero non tradisce mai la piazza e segna, come è sua abitudine fare, il gol pesantissimo che porta l'Inter in vantaggio e chiude la partita. Mourinho è stato accontentato dai suoi giocatori con sei punti e vetta solitaria prima del derby e chissà che non abbia "scoperto" di avere una punta in più nel suo parco giocatori.
Zenga voleva un Catania arrembante ed è proprio quello che la sua squadra mostra nei primi minuti di gioco, mettendo in difficoltà la Juventus arrivando nella loro trequarti da ogni lato del campo. Walter non aveva fatto i conti con la mossa a sorpresa di Ranieri, che in barba a tutte le previsioni, schiera il piccolo Giovinco da titolare, ed è proprio l'estroso centrocampista, caricato come una molla dopo tutte le notizie dette su di lui, a fornire il cross sul quale si avventa il "solito" Amaurì, il quale stacca imperiosamente di testa e batte Bizzarri. Mazzata tra capo e collo per i siciliani che vengono fermati nel loro momento migliore da una Juve che fino a quel momento aveva fatto ben poco. Si vede che non è stato assorbito il colpo e viene lasciato molto campo aperto, attaccato subito dalle iniziative di Giovinco e Del Piero, entrambe autori di un'eccellente prova. Durante l'intervallo Zenga inserisce Plasmati per Llama, che senza saperlo sarà una mossa vincente. E' proprio al 62' che l'attaccante ex Taranto - che era quasi riuscito a punire pure l'Inter - insacca di testa il gol del pari e per la Juve è tutto da rifare. Inizia da qui il Giovinco show, che mostra di avere grande tecnica, seminando avversari sulla sua fascia e mettendo a centro area dei cross invitanti per le punte. Ha dell'incredibile l'azione in cui prima Del Piero e poi Amaurì colpiscono entrambe di testa ed entrambe le conclusioni finiscono sulla traversa. Ci prova sempre Del Piero nel finale con qualche giocata sontuosa, ma ci pensa Bizzarri a mantenere il risultato sul pari. Per il Catania è un punto importantissimo, che vuole anche dimostrare che non sono un cuscino per nessuno. Ranieri è soddisfatto a conti fatti e la vede come una prova positiva, anche se forse con un pizzico di fortuna in più potevano arrivare i tre punti, ma sicuramente la Juventus è messa meglio di altre...
Sicuramente è messa meglio della Fiorentina che crolla letteralmente a Roma, dove invece una grande Lazio dimostra di poter tornare tra le grandi. Chissà cosa dirà adesso Lotito che tutti i suoi nuovi acquisti hanno calcato il campo, ed hanno dimostrato di essere attaccati ad un progetto che pare aver buttato delle ottime basi. Rossi schiera una squadra molto offensiva e con molto carattere. I numeri della partita sono impressionanti - in senso negativo - per i viola, che trovano la porta una sola volta, quasi imbarazzante. Il problema maggiore è che chi ci è rimasto peggio è Prandelli, che si scusa con i tifosi dopo la partita per quella che è stata probabilmente la sua peggiore Fiorentina da quando siede sulla panchina viola. Impalpabili i giocatori fiorentini che non entrano mai in partita, quindi impensabile attribuire alla prova negativa la stanchezza fisica. Poca fluidità tra i reparti e qualche elemento che proprio non ingrana negli schemi. Prandelli aveva parlato di difficile integrazione dei nuovi con i vecchi, ma ci sarà da sbrigarsi, altrimenti questo treno non lo riprenderà più. Inguardabile la difesa della Fiorentina, che viene bucata da tutte le parti dai giocatori laziali, i quali trovano con estrema facilità la via per la porta di Frey. Il portiere francese - ultimo a cadere - resiste per l'intero primo tempo ai "bombardamenti" laziali. Si spera che i giocatori entrino in campo con un approccio diverso nel secondo tempo, ma alla ripresa la musica non cambia e sono sempre quei folletti tutto pepe biancocelesti a dirigere l'orchestra. Si trovano a meraviglia effetuando giocate eccellenti, mangiandosi pure qualche gol di troppo. Sfortunata la squadra di Prandelli quando subisce gol, dopo un rimpallo sulla traversa per un colpo di testa dell'omnipresente Zàrate, ma sulle altre due reti hanno enormi responsabilità i giocatori del pacchetto difensivo viola. Soffre molto, troppo, la Fiorentina sulle iniziative in velocità dei giocatori della Lazio. Doveva essere la possibilità di confermare quanto di buono si era vista nell'ultima settimana, invece la Fiorentina si trova anche lei a dover ripartire, partendo proprio dal dimenticare la partita di stasera. Doveva essere lo scontro tra i due bomber, ma i numeri parlano chiaro: Zàrate trova la porta 10 volte, Gilardino 0. Sicuramente è una partita, ma bisogna voltare pagina al più presto per non finire a puntre ad obbiettivi più bassi di quelli passati. Le domande sono: ma dove è finito lo spirito dei viola? Dove è il Mutu della scorsa stagione? E quanto forte sarà questa Lazio quando torna in campo Tommaso Rocchi?
Bella e coinvolgente la partita del "derby del Sud", vedendo opposte due tra le squadre più in forma del momento. Ballardini sorprende tutti, schierando Miccoli direttamente dal primo minuto, nonostante si sia ripreso solamente da poco dallo stiramento in tempi record. Sono due squadre che giocano bene sulle ripartenze, quindi sono prevedibili schemi molto lunghi e difatti sarà così fino al 13' quando Marek Hamsik, il quale non ha proprio voglia di smettere di segnare. Impressionante lo score per questo ragazzo giovanissimo che in teoria fa il centrocampista. Fondamentale la presenza di Maggio in extremis che mette Hamsik davanti alla porta libero di calciare. La partita prosegue con delle ottime ripartenze del Napoli, che con tre tocchi finisce sempre in porta, eccellente lavoro di Reja in questo caso; negli ultimi dieci minuti c'è crescita da parte dei siciliani e si prospetta un secondo tempo avvincente. Sarà proprio il Palermo a dominare la ripresa sull'asse Simplicio-Miccoli che mettono in seria difficoltà la retroguardia partenopea, con Iezzo chiamato più volte a metterci una pezza. I due si trovano a meraviglia ed è un piacere vederli tornati a livelli ottimi. Per una volta nella sua vita Reja sceglie di rischiare e leva Blasi per inserire Pià, mossa fondamentale, poiché sarà lo stesso brasiliano a servire il cross che Zalayeta manderà prima sulla traversa e poi trasformerà il rimpallo in gol. Sembra quasi uno schema quello dei napoletani di giocare con la traversa per segnare (ricordiamo Hamsik a Roma). Nel finale Aronica colpisce una palla con le mani in piena area e Miccoli riapre la partita trasformando il rigore. C'è poco da fare per i palermitani, che pur attaccando in massa, non riescono ad agguantare il pareggio, ma rimediano ugualmente un ottima prestazione che non dovrà far scoraggiare gli uomini di Ballardini. Speriamo solamente che Zamparini la prenda nello stesso modo.
Che il diavolo sia davvero guarito? Si direbbe di si, ma ora c'è il derby a scongiurare ogni dubbio. Ancelotti sorride per la terza vittoria di fila (tra campionato e UEFA), ma storge il naso quando viene a sapere che Borriello non sarà della partita visto l'infortunio patito stasera che lo ha costretto ad uscire anzitempo. Poco da fare, bisogna vedere se Shevchenko si ricorda come si gioca un derby, d'altra parte qualche partita l'ha fatta. Come era stato anticipato giocare a Reggio non è facile, soprattutto con la fatica addosso, ed è subito Brienza a mettere paura al Milan con un destro fulmineo da fuori area. Si pensa ad un campanello d'allarme, ma arriva la reazione dai due giocatori più in forma nella squadra rossonera: Seedorf (giocatore chiave) pennella per la testa di Borriello che con una frustata potente insacca alle spalle di Campagnolo e fa 1-0 per il diavolo. Il Milan tiene il morale alto con qualche giocata dei suoi singoli, a volte troppo egoisti, soprattutto Kakà; la Reggina non demorde ed inizia a guadagnare metri, chiudendo in crescendo il primo tempo ed arrivando all'intervallo carichi. Sono Brienza e Corradi a duettare bene e trovare gli spazi per pungere la retroguardia milanista che mostra delle evidenti lacune. L'ariete amaranto fa le prove del gol al 58' ed un minuto dopo, a seguito di un batti e ribatti in area rossonera, trova il guizzo vincente per anticipare Abbiati in uscita, quasi pachidermico. Ci si aspeptta la reazione milanista ma è sempre la Reggina a ripartire in contropiede e mettere in apprensione l'ambiente del Milan, che conosce questo genere di situazioni e vorrebbe segnare un gol per la tranquillità. L'esperienza insegna e Zambrotta lancia lungo per Kakà sulla destra, stavolta la posizione è troppo defilata per cercare una giocata ed il brasiliano è "costretto" a passare il pallone per l'accorrente Pato che colpisce con un violento destro al volo, fulminando Campagnolo, che qualche responsabilità la ha. Il papero trova il terzo gol consecutivo e viene abbracciato da tutti i compagni, primo di tutti il "mentore" Sheva, entrato in precedenza al posto dell'infortunato Borriello. Si avvolge un mistero sulla situazione di Ronaldinho, rimasto in panchina per l'intera partita e si era presentato prima della partita in campo con un bicchierino sospetto, dove si pensa ci potesse essere alcol, visti i vizi noti del giocatore, ma questa sarebbe veramente clamorosa. Magari si stava solamente scaldando per domenica, le verità usciranno fuori tutte lì.
Non una bella partita quella tra toscani e liguri: pochissimi tiri, poche emozioni e Samp ancora alla ricerca della sua prima vittoria in campionato. Ne è uscita una partita equilibrata più ancora che noiosa, un pareggio perfetto che non ha mai impensierito né Mirante né Curci e che sicuramente non ha divertito il pubblico. Davvero pochissime le occasioni: un colpo di testa di Stankevicius che finisce sul fondo, una bella azione di Maccarone che si libera bene al tiro ma conclude alto da buona posizione, e poi nel secondo tempo un paio di buone opportunità anche per i liguri con Franceschini, che segue bene un'azione di Cassano e calcia sul fondo da ottima posizione. Evidenti le difficoltà dei blucerchiati in attacco con Cassano che non riesce a sbloccarsi in fase realizzativa.
Stavolta per Allegri le cose si mettono male. Incassata la quarta sconfitta consecutiva in campionato, ha resistito anche troppo, per fortuna sua il suo presidente non è Zamparini, altrimenti sarebbe già stato fustigato; non che Cellino sia un agnellino. A Cagliari si stanno ancora domandando il perché dell'esonero di Ballardini ed il nuovo staff tecnico non pare aver portato la giusta mentalità per raggiungere la salvezza. Se Cellino decide di dare una svolta è bene che lo faccia presto, altrimenti è bene che Allegri si inventi qualcosa in tre giorni. Le prove non sarebbero nemmeno malvagie, ma c'è il problema della sterilità offensiva. I sardi riescono a tenere lontane le iniziative dell'Atalanta, bloccando le azioni di Doni sul nascere e chiudendosi a riccio in difesa; una tattica che riesce a mantere il risultato sullo 0-0 per tutto il primo tempo. Si vedono veramente poco le due squadre, ma è l'Atalanta ad approfittarne sulla prima distrazione difensiva del Cagliari, colpendo con il suo bomber, Floccari, che parte sulla linea del fuorigioco ed insacca con un potente diagonale; bel gesto della punta bergamasca e brutta mazzata per i sardi. Tuttavia, la reazione c'è, ma arriva troppo tardi, anche con sfortuna quando Larrivey colpisce la traversa con un bel tiro a tempo scaduto. Del Neri si strofina le mani e pensa già di poter compiere un miracolo come con il Chievo, intanto l'Atalanta soffre di vertigini lassù.
Una delle squadre che ride è l'Udinese, che dopo aver praticamente ipotecato il turno di UEFA, continua a portare a casa punti, stavolta sono tre ai danni del Bologna. Purtroppo per lo spettacolo, la partita perde subito il suo senso con l'espulsione di Britos al 12'; peccato per questo ragazzo che aveva ben figurato contro la Fiorentina. Sul dischetto ci va D'Agostino che non sbaglia e farà sicuramente crescere ancora di più i rimorsi della Roma, che decise di scartarlo per il suo carattere esuberante. La reazione del Bologna c'è, ma dura solamente sette minuti, dopodiché Floro Flores - a sorpresa in campo al posto di Quagliarella - decide di chiudere i conti e segnare con una bella rete lo 0-2. A questo punto gli animi del Bologna sono molto più tiepidi e gli uomini di Marino hanno spazio per cercare qualche bella giocata, soprattutto il giovane Sanchez, molto bravo nello stretto. Al Bologna manca gioco ed Arrigoni vede arrivare inevitabilmente la terza sconfitta consecutiva. Ci prova a cambiare le sorti inserendo Di Vaio per Amoroso e Bernacci per Marazzina, ma le cose non cambiano, ed è sempre Sanchez a rendersi pericolosissimo in più azioni, colpendo tra l'altro un palo e poi vedendosi negato un rigore grosso quanto una casa. L'arbitro deve avercela seriamente con Sanchez, che viene atterrato in piena area da Marchini, ma il Signor Mazzoleni lo ammonisce per simulazione; grave errore qui. Marino concede del riposo ad alcuni suoi titolari, ma prima della sostituzione c'è una bellissima serpentina di Floro Flores al limite dell'area che serve Pepe, il cui aggancio non è perfetto, ma è ottima l'esecuzione che porta la firma del terzo gol. Ottimo il campionato per ora dell'Udinese che potrà puntare in alto, mentre per il Bologna si prospettano tempi duri. Ma dove è finita la squadra motivata dell'esordio a San Siro?
Per il Torino l'unica nota positiva dalla trasferta di Verona è quella di aver sfatato un tabù che non vedeva mai i granata portare a casa un punto. Un punticino soffertissimo per i ragazzi di De Biasi, che si sono trovati davanti un Chievo - che una volta andato sotto - attacca a pieno organico senza troppi fronzoli, in una partita che risulta meno spettacolare per via del nervosismo in campo. Non è un primo tempo splendido, tecnicamente non esaltante, giocato molto sul piano dei nervi, ma a sette minuti dal termine il Toro trova il vantaggio grazie ad un rigore trasformato da Bianchi. Iachini tira le orecchie ai suoi nell'intervallo e richiede maggiore concretezza e gioco, ed i suoi lo ascoltano alla perfezione, confezionando il pari con una bella azione di uno due sull'asse Marcolini-Langella, con lo stesso Marcolini che realizza un gol bellissimo, superando Sereni. De Biasi sente l'odore della beffa e corre ai ripari inserendo un tornante, Abate - al ritorno dopo l'infortunio - , per Bianchi, autore di un'altra prova opaca. Poco dopo il Chievo perde un pezzo pregiato, dovendo sostituire Pinzi per infortunio, sperando che non sia niente di grave. Si rivede in campo pure il desaparecido Nicola Ventola, ma si vedrà poco, poiché la gara torna ad essere giocata sul piano agonistico, avendo ormai bene poco da dire, a parte l'espulsione nel recupero di Diana. Un punto che non fa male a nessuno, ma Cairo sperava di poter vedere la sua squadra in posizioni più alte.
La partita di Genoa ha rispettato le attese, ma un errore arbitrale potrebbe aver deciso le sorti dell'incontro. Lo scontro tra due squadre storiche per il nostro calcio si conclude con una Roma incredula, che era tornata sulla strada giusta, ma il morale viene subito affossato da un masso enorme che le cade sulle spalle. Subito dopo quattro minuti è il Genoa con Sculli a trovare la via del gol, assist al bacio di Gasbarroni che ha recuperato dall'infortunio e scende in campo da titolare. Sorprende invece vedere Mexes in panchina e Loria in campo, mentre è buona notizia il rientro da titolare di Perrotta. La Roma subisce il colpo e ci mette una decina di minuti per reagire, attaccando in maniera scomposta e non portando avanti una filosofia di gioco. Il momento della riscossa arriva con un'occasione di Taddei, che sfrutta un errore difensivo dei genoani, ma il suo diagonale viene spento da Rubinho con la punta delle dita. Questo è il preludio al gol di De Rossi che arriverà qualche minuto dopo, con il romano che si vede respinto il primo colpo di testa, ma che con rabbia cerca e trova il secondo, che si infila in rete ed è pari. La partita va avanti con il Genoa che non si lascia sorprendere in difesa ed attacca con ordine, impensierendo spesso la retroguardia giallorossa, con due belle giocate di Gasbarroni all'inizio del secondo tempo, che poi uscirà per lasciare posto a Palladino (ottima comunque la sua prova). Verrà poi sostituito anche l'altro esterno protagonista (Sculli) per Olivera, e sul seguente corner Juric colpirà per Milito che solo soletto insacca per il vantaggio rossoblù. Vantaggio che durerebbe appena sei minuti se non venisse ingiustamente annullato un gol regolarissimo di Panucci per segnalazione di un fuorigioco inesistente. Il morale della Roma è a terra ed i giocatori perdono le staffe, il primo è De Rossi che ne paga le conseguenze con un espulsione davvero ingenua. Spalletti va su tutte le furie con il suo giocatore, probabilmente pensando anche a come affrontare la prossima partita con tutti questi indisponibili fondamentali. A condurre la gara sono sempre gli uomini di Gasperini che si rendono pericolosi prima con Olivera e poi con Milito, mentre sull'altra panchina Spalletti effettua qualche cambio della disperazione, che frutterà ben poco. Arriva nel finale anche il gol del definitivo 3-1 sempre da parte di Milito che segna così 4 gol in 3 giornate, meglio del suo connazionale Zàrate, che di giornate ne ha giocate 4. La Roma avrà sicuramente da recriminare sul gol annullato, ma verba volant, e c'è già da pensare a domenica, mentre a Genoa si festeggia la vittoria ai danni di un'altra grande. La domanda è, dove può arrivare realisticamente questa squadra?
Quanta fatica per l'Inter contro il Lecce, non tanto per aver sofferto le iniziative dei salentini, ma per aver avuto difficoltà nel trovare la via del gol. D'altronde, le statistiche fanno paura, basta leggere il possesso palla: 73,6% contro il 26,4% dei giallorossi, una partita giocata in un senso solo. Nonostante questo, il Lecce ha fatto la sua onesta figura e Beretta può essere soddisfatto dei suoi ragazzi, che non erano certo venuti a Milano per andare a punti. Sorprende la formazione di Mourinho che sconvolge tutti dopo aver parlato tanto di turnazione, ed invece propone davanti il trio "titolare" ed a centrocampo sarà presente Vieira; mentre Maicon - uno dei match winner contro il Torino - entrerà solamente nel secondo tempo. Tutta festa per capitan Zanetti e le sue 600 presenze che si consolidano con i tre punti e la vetta solitaria, come è ormai consueto. Incomprensibile l'assenza dai titolari di Caserta, decisione strana quella dell'allenatore del Lecce. L'Inter crea una rete di passaggi infinita ed offre poco spettacolo, facendo vedere poca palla ai salentini, che si devono accontentare solo di qualche calcio di punizione. Al 25' Ibra decide di testare il suo destro, che batterebbe Benussi, ma si stampa sulla traversa, con il legno che probabilmente trema ancora. Dopo un gol mancato da Adriano pochi minuti a seguire dal destro di Ibrahimovic, ci pensa Zanchetta ad impensierire Julio Cesar e non lasciarlo a dormire sugli allori: il portierone è chiamato al super intervento sulla conclusione velenosa del centrocampista che per poco non la mette al sette. Il secondo tempo riprende con il monologo nerazzurro, con Mourinho che effettua qualche cambio: Quaresma per Vieira e Maicon per Stankovic. Il portoghese vuole i tre punti a tutti i costi e quando vede che la rete non arriva inserisce Cruz per Chivu, una sorta di tutti all'attacco per l'Inter. Forse Mourinho pensava che fosse una mossa disperata, ma El Jardinero non tradisce mai la piazza e segna, come è sua abitudine fare, il gol pesantissimo che porta l'Inter in vantaggio e chiude la partita. Mourinho è stato accontentato dai suoi giocatori con sei punti e vetta solitaria prima del derby e chissà che non abbia "scoperto" di avere una punta in più nel suo parco giocatori.
Zenga voleva un Catania arrembante ed è proprio quello che la sua squadra mostra nei primi minuti di gioco, mettendo in difficoltà la Juventus arrivando nella loro trequarti da ogni lato del campo. Walter non aveva fatto i conti con la mossa a sorpresa di Ranieri, che in barba a tutte le previsioni, schiera il piccolo Giovinco da titolare, ed è proprio l'estroso centrocampista, caricato come una molla dopo tutte le notizie dette su di lui, a fornire il cross sul quale si avventa il "solito" Amaurì, il quale stacca imperiosamente di testa e batte Bizzarri. Mazzata tra capo e collo per i siciliani che vengono fermati nel loro momento migliore da una Juve che fino a quel momento aveva fatto ben poco. Si vede che non è stato assorbito il colpo e viene lasciato molto campo aperto, attaccato subito dalle iniziative di Giovinco e Del Piero, entrambe autori di un'eccellente prova. Durante l'intervallo Zenga inserisce Plasmati per Llama, che senza saperlo sarà una mossa vincente. E' proprio al 62' che l'attaccante ex Taranto - che era quasi riuscito a punire pure l'Inter - insacca di testa il gol del pari e per la Juve è tutto da rifare. Inizia da qui il Giovinco show, che mostra di avere grande tecnica, seminando avversari sulla sua fascia e mettendo a centro area dei cross invitanti per le punte. Ha dell'incredibile l'azione in cui prima Del Piero e poi Amaurì colpiscono entrambe di testa ed entrambe le conclusioni finiscono sulla traversa. Ci prova sempre Del Piero nel finale con qualche giocata sontuosa, ma ci pensa Bizzarri a mantenere il risultato sul pari. Per il Catania è un punto importantissimo, che vuole anche dimostrare che non sono un cuscino per nessuno. Ranieri è soddisfatto a conti fatti e la vede come una prova positiva, anche se forse con un pizzico di fortuna in più potevano arrivare i tre punti, ma sicuramente la Juventus è messa meglio di altre...
Sicuramente è messa meglio della Fiorentina che crolla letteralmente a Roma, dove invece una grande Lazio dimostra di poter tornare tra le grandi. Chissà cosa dirà adesso Lotito che tutti i suoi nuovi acquisti hanno calcato il campo, ed hanno dimostrato di essere attaccati ad un progetto che pare aver buttato delle ottime basi. Rossi schiera una squadra molto offensiva e con molto carattere. I numeri della partita sono impressionanti - in senso negativo - per i viola, che trovano la porta una sola volta, quasi imbarazzante. Il problema maggiore è che chi ci è rimasto peggio è Prandelli, che si scusa con i tifosi dopo la partita per quella che è stata probabilmente la sua peggiore Fiorentina da quando siede sulla panchina viola. Impalpabili i giocatori fiorentini che non entrano mai in partita, quindi impensabile attribuire alla prova negativa la stanchezza fisica. Poca fluidità tra i reparti e qualche elemento che proprio non ingrana negli schemi. Prandelli aveva parlato di difficile integrazione dei nuovi con i vecchi, ma ci sarà da sbrigarsi, altrimenti questo treno non lo riprenderà più. Inguardabile la difesa della Fiorentina, che viene bucata da tutte le parti dai giocatori laziali, i quali trovano con estrema facilità la via per la porta di Frey. Il portiere francese - ultimo a cadere - resiste per l'intero primo tempo ai "bombardamenti" laziali. Si spera che i giocatori entrino in campo con un approccio diverso nel secondo tempo, ma alla ripresa la musica non cambia e sono sempre quei folletti tutto pepe biancocelesti a dirigere l'orchestra. Si trovano a meraviglia effetuando giocate eccellenti, mangiandosi pure qualche gol di troppo. Sfortunata la squadra di Prandelli quando subisce gol, dopo un rimpallo sulla traversa per un colpo di testa dell'omnipresente Zàrate, ma sulle altre due reti hanno enormi responsabilità i giocatori del pacchetto difensivo viola. Soffre molto, troppo, la Fiorentina sulle iniziative in velocità dei giocatori della Lazio. Doveva essere la possibilità di confermare quanto di buono si era vista nell'ultima settimana, invece la Fiorentina si trova anche lei a dover ripartire, partendo proprio dal dimenticare la partita di stasera. Doveva essere lo scontro tra i due bomber, ma i numeri parlano chiaro: Zàrate trova la porta 10 volte, Gilardino 0. Sicuramente è una partita, ma bisogna voltare pagina al più presto per non finire a puntre ad obbiettivi più bassi di quelli passati. Le domande sono: ma dove è finito lo spirito dei viola? Dove è il Mutu della scorsa stagione? E quanto forte sarà questa Lazio quando torna in campo Tommaso Rocchi?
Bella e coinvolgente la partita del "derby del Sud", vedendo opposte due tra le squadre più in forma del momento. Ballardini sorprende tutti, schierando Miccoli direttamente dal primo minuto, nonostante si sia ripreso solamente da poco dallo stiramento in tempi record. Sono due squadre che giocano bene sulle ripartenze, quindi sono prevedibili schemi molto lunghi e difatti sarà così fino al 13' quando Marek Hamsik, il quale non ha proprio voglia di smettere di segnare. Impressionante lo score per questo ragazzo giovanissimo che in teoria fa il centrocampista. Fondamentale la presenza di Maggio in extremis che mette Hamsik davanti alla porta libero di calciare. La partita prosegue con delle ottime ripartenze del Napoli, che con tre tocchi finisce sempre in porta, eccellente lavoro di Reja in questo caso; negli ultimi dieci minuti c'è crescita da parte dei siciliani e si prospetta un secondo tempo avvincente. Sarà proprio il Palermo a dominare la ripresa sull'asse Simplicio-Miccoli che mettono in seria difficoltà la retroguardia partenopea, con Iezzo chiamato più volte a metterci una pezza. I due si trovano a meraviglia ed è un piacere vederli tornati a livelli ottimi. Per una volta nella sua vita Reja sceglie di rischiare e leva Blasi per inserire Pià, mossa fondamentale, poiché sarà lo stesso brasiliano a servire il cross che Zalayeta manderà prima sulla traversa e poi trasformerà il rimpallo in gol. Sembra quasi uno schema quello dei napoletani di giocare con la traversa per segnare (ricordiamo Hamsik a Roma). Nel finale Aronica colpisce una palla con le mani in piena area e Miccoli riapre la partita trasformando il rigore. C'è poco da fare per i palermitani, che pur attaccando in massa, non riescono ad agguantare il pareggio, ma rimediano ugualmente un ottima prestazione che non dovrà far scoraggiare gli uomini di Ballardini. Speriamo solamente che Zamparini la prenda nello stesso modo.
Che il diavolo sia davvero guarito? Si direbbe di si, ma ora c'è il derby a scongiurare ogni dubbio. Ancelotti sorride per la terza vittoria di fila (tra campionato e UEFA), ma storge il naso quando viene a sapere che Borriello non sarà della partita visto l'infortunio patito stasera che lo ha costretto ad uscire anzitempo. Poco da fare, bisogna vedere se Shevchenko si ricorda come si gioca un derby, d'altra parte qualche partita l'ha fatta. Come era stato anticipato giocare a Reggio non è facile, soprattutto con la fatica addosso, ed è subito Brienza a mettere paura al Milan con un destro fulmineo da fuori area. Si pensa ad un campanello d'allarme, ma arriva la reazione dai due giocatori più in forma nella squadra rossonera: Seedorf (giocatore chiave) pennella per la testa di Borriello che con una frustata potente insacca alle spalle di Campagnolo e fa 1-0 per il diavolo. Il Milan tiene il morale alto con qualche giocata dei suoi singoli, a volte troppo egoisti, soprattutto Kakà; la Reggina non demorde ed inizia a guadagnare metri, chiudendo in crescendo il primo tempo ed arrivando all'intervallo carichi. Sono Brienza e Corradi a duettare bene e trovare gli spazi per pungere la retroguardia milanista che mostra delle evidenti lacune. L'ariete amaranto fa le prove del gol al 58' ed un minuto dopo, a seguito di un batti e ribatti in area rossonera, trova il guizzo vincente per anticipare Abbiati in uscita, quasi pachidermico. Ci si aspeptta la reazione milanista ma è sempre la Reggina a ripartire in contropiede e mettere in apprensione l'ambiente del Milan, che conosce questo genere di situazioni e vorrebbe segnare un gol per la tranquillità. L'esperienza insegna e Zambrotta lancia lungo per Kakà sulla destra, stavolta la posizione è troppo defilata per cercare una giocata ed il brasiliano è "costretto" a passare il pallone per l'accorrente Pato che colpisce con un violento destro al volo, fulminando Campagnolo, che qualche responsabilità la ha. Il papero trova il terzo gol consecutivo e viene abbracciato da tutti i compagni, primo di tutti il "mentore" Sheva, entrato in precedenza al posto dell'infortunato Borriello. Si avvolge un mistero sulla situazione di Ronaldinho, rimasto in panchina per l'intera partita e si era presentato prima della partita in campo con un bicchierino sospetto, dove si pensa ci potesse essere alcol, visti i vizi noti del giocatore, ma questa sarebbe veramente clamorosa. Magari si stava solamente scaldando per domenica, le verità usciranno fuori tutte lì.
Non una bella partita quella tra toscani e liguri: pochissimi tiri, poche emozioni e Samp ancora alla ricerca della sua prima vittoria in campionato. Ne è uscita una partita equilibrata più ancora che noiosa, un pareggio perfetto che non ha mai impensierito né Mirante né Curci e che sicuramente non ha divertito il pubblico. Davvero pochissime le occasioni: un colpo di testa di Stankevicius che finisce sul fondo, una bella azione di Maccarone che si libera bene al tiro ma conclude alto da buona posizione, e poi nel secondo tempo un paio di buone opportunità anche per i liguri con Franceschini, che segue bene un'azione di Cassano e calcia sul fondo da ottima posizione. Evidenti le difficoltà dei blucerchiati in attacco con Cassano che non riesce a sbloccarsi in fase realizzativa.






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