martedì 9 settembre 2008

Roma e Quel 4-2-3-1 Forzato

Dalla partenza di Antonio Cassano per Madrid nella sessione di mercato invernale della stagione 2005/2006, Luciano Spalletti ha inculcato alla sua Roma una tattica di gioco particolare, efficace se tutti i parametri necessari sono presenti, prevedibile e fragile altrimenti. Il famoso 4-2-3-1 iniziato nell'era Spalletti ha consentito alla Roma di presentare un gioco spettacolare, ma per esprimersi al suo meglio ha bisogno di giocatori con particolari caratteristiche, in modo da poter svolgere tutte le mansioni tecnico-tattiche di ogni ruolo. Il ruolo focale di questo scacchiere è quello della linea dei tre in appoggio all'unica punta, poiché sono essi ad inserirsi negli spazi tra le due linee, in modo da creare superiorità numerica sul fronte offensivo, senza dare alcun punto di riferimento alle difese avversarie. Nei primi tempi in cui la Roma utilizza questo schema, riesce a stabilire quel famoso record di 11 vittorie consecutive; poi tante soddisfazioni, ma anche tanate batoste, prima di tutte quel 7-1 subito a Manchester nella Champions League 2006/2007. Insomma, uno schema che ha bisogno di parecchi ingredienti per potersi esibire al massimo del suo potenziale.

Uno di questi grimaldelli essenziali erano i due brasiliani Mancini e Taddei, gli esterni ideali per questo gioco di Spalletti: tanta corsa e altrettanta tecnica. Tutte e due abili nel puntare l'uomo per cercare o una soluzione personale, oppure l'appoggio dal fondo per capitan Totti. Purtroppo la nota crisi finanziaria della società, ed i rapporti non proprio idilliaci tra Mancini e Spalletti, hanno portato alla prevedibile cessione del giocatore; dato però in dote alla diretta concorrente per il titolo tricolore. Somma importante quella incassata dalla Roma, la quale però dovrà rinunciare a uno dei suoi giocatori simbolo degli ultimi anni, andato sempre in doppia cifra nelle marcature stagionali da quando l'allenatore di Certaldo siede sulla panchina giallorossa; vedremo se Mourinho saprà fare altrettanto bene con il suo talento. L'altro brasiliano, Taddei, non ha segnato tanto quanto l'ex compagno, ma rappresenta una chiave ancora più essenziale per questo schema, avendo una certa attenzione e cura sia per la fase offensiva che per quella difensiva, essenziale per dare sostegno ad un centrocampo che è già costretto a correre molto. Tutto ciò è dimostrato dal fatto che Taddei è uno dei giocatori schierati con più assiduità da Spalletti, dimostrando anche una certa integrità fisica, fattore che ultimamente desta qualche preoccupazione, anche perchè vediamo Taddei sempre più in panchina e meno in campo. Non è facile trovare delle alternative di ruolo a questi giocatori, dove i vari Esposito e Giuly non hanno convinto e sono stati presto rivenduti.

I fulcri offensivi, cioè il trequartista centrale e la punta di riferimento, sono anch'essi ruoli molto delicati, poiché richiedono altre doti specifiche. Spalletti ha sempre dichiarato, e poi dimostrato, che Simone Perrotta è essenziale per il gioco della Roma. I suoi inserimenti negli spazi ed i movimenti senza palla lo rendono il giocatore perfetto per quel ruolo, anche se ultimamente tende a mangiarsi qualche gol di troppo, sprecando molte opportunità. Sembra, però, che Spalletti possa aver trovato una valida alternativa in questo ruolo, un giocatore tutto romano: Alberto Aquilani. L'allenatore toscano preferirebbe un suo impiego a centrocampo, dove rende al meglio, ma nel caso dell'emergenza ha trovato un valido sostituto anche come trequartista, vista anche la sua ottima vena realizzativa. Spalletti ha capito che deve iniziare a cercare gol da altre fonti, visto che Francesco Totti, simbolo della Roma ormai da anni, non riesce più a sostenere un numero così alto di partite. Il Capitano non si era mai infortunato gravemente prima di quell'intervento assassino di Vanigli, ma da lì pare non essersi più ripreso totalmente. Giocherà, sicuramente, perchè Totti deve giocare, non ci può rinunciare questa Roma, però non potrà dipendere sempre da lui per mettere la palla dentro. Anche perchè, oltre a Mirko Vucinic, non ha giocatori rodati in grado di dare garanzie, soprattutto per come concepisce la punta Spalletti, al quale non interessa un giocatore statico che giochi spalle alla porta, bensì un uomo che sappia tornare all'occorrenza per fare spazio per gli inserimenti dei tre trequartisti; insomma, un ruolo che non si impara dall'oggi al domani.

La campagna acquisti estiva non pare aver portato giocatori che si immedesimano bene nei ruoli descritti, non completano quella linea a 3 essenziale per il funzionamento di tutto lo schema. Non che Baptista e Menez siano giocatori scarsi, assolutamente, ma bisogna vedere quanto potranno rendere come esterni della trequarti. La stagione migliore di Baptista è stata al Siviglia quando giocava da prima punta, guadagnandosi addirittura il soprannome di "Bestia" che tutt'ora lo caratterizza; mentre Menéz si è espresso al meglio come appoggio alla punta, con poca velocità ma tanta classe. Ci vuole sacrificio per giocare titolari alla Roma e l'esempio delle passate stagioni è Vucinic, sacrificato spesso come esterno, ma i fatti dimostrano che se gioca davanti, tende a mettere la palla in rete. Sarà il caso di cambiare formazione?

Spalletti, se vuole mantenere la sua fama di ottimo allenatore, dovrà anche arrivare al punto di cambiare qualcosa nei suoi schemi, altrimenti diventerà sempre più facile prevedere le giocate romaniste, affidate sempre più alle giocate dei singoli. Intanto, mentre Spalletti pensa a qualche nuova formula, potrebbe affidarsi a qualche schema canonico; non gli mancano certo gli elementi. Vediamo qualche soluzione alternativa per inserire tutto il potenziale di cui dispone la Roma:

3-5-2:
Doni (Arthur), Juan, Mexes, Panucci (Loria); Riise (Tonetto), Aquilani (Menéz), Pizzarro (Perrotta), De Rossi (Brighi), Taddei (Cicinho, Cassetti); Totti (Vucinic), Baptista (Montella, Okaka).

Le posizioni del centrocampo possono variare, con 4 in linea, avendo due tornanti esterni e un appoggio alle punte, Aquilani o Menéz. La difesa a tre sarebbe una novità, però con i tornanti di centrocampo e centrocampisti abili anche in copertura non dovrebbe creare troppi squilibri.

4-3-3:

Doni (Arthur); Tonetto (Riise), Juan (Loria), Mexes (Panucci), Cassetti (Cicinho, Panucci); De Rossi, Aquilani, Pizzarro (Brighi), Menez (Perrotta), Baptista (Taddei), Totti (Vucinic, Montella).

Schema come il vecchio "albero di natale del Milan, dove Menéz e Baptista sarebbero liberi di esprimersi dietro alla punta di riferimento, ma senza doversi allargare troppo sugli esterni. Andrebbe sfruttata la profondità, quindi un centrocampo a tre, ma con i piedi buoni.

4-4-2

Doni (Arthur); Tonetto (Riise), Juan (Loria), Mexes (Panucci), Cassetti (Cicinho, Panucci); De Rossi, Aquilani (Perrotta), Pizzarro (Brighi), Taddei (Menez); Totti (Vucinic), Baptista (Montella, Okaka).

La soluzione probabilmente più congeniale per la Roma di oggi, in attesa di una nuova idea da parte dell'allenatore toscano.


Io non faccio l'allenatore di professione, quindi vedo tutto con il punto di vista obiettivo ed analitico di un appassionato, però, non vedo sfruttata al meglio questa Roma con uno schema che mi pare "polveroso" e forzato. Sicuramente Spalletti saprà cavarne il bandolo della matassa per raggiungere le posizioni alte della classifica, ma dovrà avere anche il coraggio di sperimentare. Certo che Mutu avrebbe fatto comodo.


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