domenica 5 ottobre 2008

Ibracadabra Incanta San Siro, La Lazio Deve Stare A Guardare

Per i prossimi giorni si parlerà quasi esclusivamente delle magie di Ibrahimovic mostrate stanotte a San Siro, di quel colpo di tacco che solo un genio sregolato come il suo potrebbe tirare fuori; come dice lui "il gol di tacco? non si pensa, si fa". Un gesto da fuoriclasse sicuramente, così da poter oscurare tutto il resto che è accaduto durante la giornata d'oggi. L'Inter, quindi, riesce ad avere la meglio anche grazie allo svedese, mentre la Lazio cede il passo, ma agguanta almeno il pareggio nei minuti finali, mantenendo quindi la striscia positiva di quattro risultati utili consecutivi.

E' proprio l'uomo di "peso" di Beretta a tenere in ansia i tifosi laziali fino all'ottantanovesimo minuto. Tiribocchi - o "Tir" - a sorpresa porta avanti il Lecce al venticinquesimo del primo tempo, raccogliendo al meglio un cross di Polenghi che schiaccia di testa in terra, rendendo il suo colpo imparabile per Carizzo. Il Lecce non è sicuramente venuto a Roma con l'obbiettivo della vittoria, ma ora che le cose si erano messe nel modo migliore, si poteva provare a difendere il bottino conquistato. I salentini si chiudono a riccio, cercando di sbrogliare le azioni biancocelesti sul nascere, pressando molto, soprattutto con il tridente offensivo. Benussi viene messo sotto assedio e para il parabile, aiutato dalla traversa sulla punizione violenta e precisa di Kolarov nel secondo tempo. La Lazio prova a tirare da ogni posizione, ma davanti sia Zàrate che Pandev sono molto imprecisi, mentre Foggia regala palloni su palloni che vengono puntualmente sbagliati dai compagni. Brutto l'episodio al 37' della ripresa quando entra in campo Konan per il Lecce e dagli spalti laziali si sente qualche "buuu", episodi razziali da cancellare dalla Serie A. Rossi tenta la carta Simone Inzaghi, che dopo essere stato epurato dalla rosa fino a qualche tempo fa, ora torna a giocare e proprio nei minuti finali legittima la partita dei compagni, segnando con una zampata che è un "marchio di fabbrica" per il suo cognome. Verrebbe da pensare ad una Lazio fortunata, ma i numeri parlano di 28 tiri per gli uomini di Rossi contro i 6 di quelli di Beretta. Il Lecce, comunque, ha retto bene il campo per quasi un'ora, ma porta sempre a casa un buon punto, portandosi ad 8 in classifica; se si deve salvare con tranquillità, quello che è stato visto in campo promette bene.

Mourinho ha fregato tutti i giornalisti, forse facendolo per ripicca dopo tutti i fastidi settimanali e le critiche, schiera un formazione contro ogni pronostico a trazione totalmente offensiva, con Quaresma-Adriano-Ibrahimovic-Mancini tutti assieme dal primo minuto. I due laterali devono ovviamente tornare a coprire, ma il lavoro sporco lo faranno Muntari e Vieira, con il secondo che si aggiunge spesso alle azioni offensive, inserendosi nei varchi lasciati dai difensori del Bologna. Una novità tattica interessante quella presentata dallo Special One, che dimostra ulteriormente la sua sapienza nel settore. La partita evolve attorno alle giocate di Ibra, per il quale - come dice il presidente Moratti - vale pagare il prezzo del biglietto; stasera lo si potrà dire eccome. La partita è ricca di emozioni e l'Inter spreca qualcosa di troppo a tu per tu con Antonioli - tema che si ripeterà più volte durante la partita - mentre il Bologna ci prova sempre dalla distanza, ma non fa male a Julio César. Poi, al 25', San Siro è ammutolita per quello che ha fatto il suo centravanti: un colpo di tacco volante mai visto, incredibile gesto tecnico-atletico da parte di Ibracadabra che riesce a trovare l'angolo giusto per fare un gol bellissimo; noi tifosi dell'Italia ce lo ricordiamo in una versione simile, ma questo è nettamente più bello. Ridono tutti ed anche lo stesso Ibra rimane incredulo di ciò che è appena riuscito a fare. Il Bologna accusa il colpo e sarà solo Inter da lì in poi, con un vero e proprio Quaresma show; il portoghese ha finalmente messo alla luce un paio di buoni motivi per il suo acquisto, lentamente si integrerà al meglio e sarà un'arma vincente per Mourinho. La ripresa si apre con un rigore per l'Inter - sinceramente dubbio, poiché il gesto di Volpi è totalmente involontario - trasformato da Adriano che torna Imperatore a San Siro dopo quasi un anno di digiuno. Eccoci al momento clou, l'Inter - come da regola dall'inizio del campionato - ha i suoi minuti di sbandamento e Moras approfitta di un erroraccio difensivo dei neroazzurri per rimettere in partita il Bologna; Mourinho si infuria ed ha ragione, tra Cordoba e Zanetti hanno combinato un pasticcio da dilettanti. I giocatori rossoblù provano timidamente a proporsi in avanti, ma l'Inter blocca ogni iniziativa e domina il campo (impressionanti i numeri della diga Vieira-Muntari: 132 passaggi di cui 28 sbagliati; in due!) e spreca almeno altre dieci palle gol, soprattutto quella divorata da Ibrahimovic allo scadere dopo che si era fatto fuori due difensori in maniera eccelsa; come gli fanno a riuscere sempre le cose difficili e sbaglia quelle semplici con tale facilità? Fatto sta che grazie alla sua prodezza la squadra di Mourinho torna in cima alla classifica, agguantando la Lazio. Per Arrigoni, invece, la situazione non è felice, ora sono cinque le sconfitte di fila ed il morale è a terra; la panchina è ovviamente in discussione, ma il calendario non ha favorito molto gli emiliani, vittime pure di un'enorme sterilità offensiva. A questo giro Mou potrà mettere via il suo ombrello, su Milano pare esserci un gran sole e si chiama Ibrahimovic.


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