
All'Inter si parla sempre dei soliti Ibrahimovic, Maicon, Cambiasso, ma c'è un giocatore dalle cui mani - e non piedi - dipende la sorte nerazzurra. L'uomo che ha deciso con i suoi interventi le ultime partite si chiama Júlio César Soares Espíndola e quando sbarcò in Italia acquistato dall'Inter dal Flamengo e venne girato in prestito al Chievo, a Milano tutti bisbigliavano: "eccoci, abbiamo preso il vizio del Milan dei portieri brasiliani". Chiacchere da bar. Julio César ha dimostrato negli ultimi anni da titolare all'Inter di essere un numero uno, tra i migliori del mondo, in grado di garantire svariati punti nel corso di una stagione. Nel corso del tempo ha perfezionato anche qualche piccola defezione che aveva - ad esempio nel piazzamento della barriera - ed ora si sta completando, diventando il leader indiscusso della retroguardia interista. A volte permaloso, non accetta facilmente le critiche altrui, ma è il primo a riconoscere i propri errori se ne fosse il caso.
Tutt'ora può darsi che nessuno si sia accorto che sia un classe '79. Infatti, la sua carriera la ha maturata principalmente nelle fila del Flamengo, dove ha militato dal 1999 al 2005, senza particolari gioie a livello di club, ma con un Mondiale U17 ed una Copa América - nel 2004 in Perù - in tasca. E' proprio verso il 2003 che viene notato il suo talento e diventa uno dei migliori portieri del suo Paese, così che, nel gennaio 2005, su indicazione di Roberto Mancini, fu acquistato dall'Inter, la quale, avendo già raggiunto il limite di extracomunitari in rosa, decise di cederlo in prestito al Chievo. Non venne mai impiegato durante il periodo a Verona e tutti si domandano perché sia stato acquistato l'oggetto misterioso Julio César.
Fu tutto più chiaro quando, tornato all'Inter la stagione successiva, aprì la stagione con la vittoria della Supercoppa Italiana. Nel corso della stessa stagione si alterna spesso con Francesco Toldo - attuale numero 12 nerazzurro - e riesce a vincere pure una Coppa Italia. La stagione successiva lo vede come titolare indiscusso, anche se qualche incertezza nell'avvio di stagione fecero titubare Mancini, il suo rendimento successivo lo affermò come portiere di grande livello. Fu capace di parare due rigori consecutivamente contro l'Ascoli e contro il Siena e diede sicurezza alla squadra nel corso dell'intera stagione, vincendo lo Scudetto. Si rivela persona di grande carattere, impegnandosi sempre al massimo ed allenandosi più del necessario per curare le sue defezioni. Niente ormai lo può togliere dal posto da titolare, diventando uno dei pilastri dell'Inter che conquista anche il prossimo Scudetto. Il 25 agosto 2008 ha vinto la Supercoppa italiana contro la Roma. La partita è finita 8-7 dopo i tiri di rigore, durante i quali il brasiliano ha parato, risultando decisivo ai fini del risultato, un calcio di rigore al connazionale Juan.
Le sue caratteristiche principali sono una straordinaria reattività ed abilità nelle palle basse, oltre che una sviluppata personalità che gli permette di avere - e trasmettere - sicurezza con le uscite. Quasi impenetrabile in queste ultime stagioni, grazie anche ad una difesa solida che ne scherma gran parte delle ostilità. Riesce a sfruttare pure la sua abilità con i piedi, che, oltre ad essere utili in casi disperati, lo hanno spesso fatto sfuggire a situazioni delicate dove azzarda il dribbling. Le sue ultime parate sono state decisive al fine di conquistare punti pesantissimi per il distacco ottenuto in campionato, ed interventi come quello su Inzaghi, ed i miracoli contro Bologna e Manchester valgono un gol.
Tutt'ora può darsi che nessuno si sia accorto che sia un classe '79. Infatti, la sua carriera la ha maturata principalmente nelle fila del Flamengo, dove ha militato dal 1999 al 2005, senza particolari gioie a livello di club, ma con un Mondiale U17 ed una Copa América - nel 2004 in Perù - in tasca. E' proprio verso il 2003 che viene notato il suo talento e diventa uno dei migliori portieri del suo Paese, così che, nel gennaio 2005, su indicazione di Roberto Mancini, fu acquistato dall'Inter, la quale, avendo già raggiunto il limite di extracomunitari in rosa, decise di cederlo in prestito al Chievo. Non venne mai impiegato durante il periodo a Verona e tutti si domandano perché sia stato acquistato l'oggetto misterioso Julio César.
Fu tutto più chiaro quando, tornato all'Inter la stagione successiva, aprì la stagione con la vittoria della Supercoppa Italiana. Nel corso della stessa stagione si alterna spesso con Francesco Toldo - attuale numero 12 nerazzurro - e riesce a vincere pure una Coppa Italia. La stagione successiva lo vede come titolare indiscusso, anche se qualche incertezza nell'avvio di stagione fecero titubare Mancini, il suo rendimento successivo lo affermò come portiere di grande livello. Fu capace di parare due rigori consecutivamente contro l'Ascoli e contro il Siena e diede sicurezza alla squadra nel corso dell'intera stagione, vincendo lo Scudetto. Si rivela persona di grande carattere, impegnandosi sempre al massimo ed allenandosi più del necessario per curare le sue defezioni. Niente ormai lo può togliere dal posto da titolare, diventando uno dei pilastri dell'Inter che conquista anche il prossimo Scudetto. Il 25 agosto 2008 ha vinto la Supercoppa italiana contro la Roma. La partita è finita 8-7 dopo i tiri di rigore, durante i quali il brasiliano ha parato, risultando decisivo ai fini del risultato, un calcio di rigore al connazionale Juan.
Le sue caratteristiche principali sono una straordinaria reattività ed abilità nelle palle basse, oltre che una sviluppata personalità che gli permette di avere - e trasmettere - sicurezza con le uscite. Quasi impenetrabile in queste ultime stagioni, grazie anche ad una difesa solida che ne scherma gran parte delle ostilità. Riesce a sfruttare pure la sua abilità con i piedi, che, oltre ad essere utili in casi disperati, lo hanno spesso fatto sfuggire a situazioni delicate dove azzarda il dribbling. Le sue ultime parate sono state decisive al fine di conquistare punti pesantissimi per il distacco ottenuto in campionato, ed interventi come quello su Inzaghi, ed i miracoli contro Bologna e Manchester valgono un gol.
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