
Zamparini lo acquistò dal Portuguesa in ottobre della stagione 1998-1999, dove Tuta aveva registrato 22 presenze e 5 gol, non proprio un bottino fantastico per il campionato carioca, ma sufficiente per l'estroso presidente per portarlo alla laguna per fare da riserva alla coppia d'oro Maniero-Recoba; duo che ai tempi dava molte garanzie, quindi per Tuta ci fu poco spazio. Il brasiliano, però, riuscì a fare breccia nel cuore dei tifosi, segnando durante la stagione 3 gol, due nelle sue prime due apparizioni contro la Lazio e al Milan a San Siro; poi un gol molto discusso al Bari nei minuti di recupero. La parte finale dell'esperienza in Italia non è delle migliori per vari motivi e Tuta viene venduto all'Atlético Paranense, tornandosene nella sua terra, dove torna a fare bene e segnare gol (15 in 39 partite). A parte due stagioni passate nel campionato coreano, Tuta ha militato sempre in Brasile, giocando in club prestigiosi come: Palmeiras, Flamengo, Cortiba, Fluminense e Gremio; confermandosi uno degli attaccanti più affidabili del torneo (in totale sono ben 96 gol in 232 presenze), vincendo tra l'altro 2 Campionati Carioca (2000,2005), 1 Coppa dei Campioni Brasiliana (2000), 1 Torneo di Rio-San Paolo (2002) e 1 Taca Rio (2005). C'è sicuramente a chi la carriera è andata peggio di così.
Torniamo però a quel gol discusso, l'episodio che ha segnato il proseguire della carriera di Tuta in Italia. Il patatrack avviene nel Gennaio del 1999, dove nella fitta nebbia della laguna di Venezia si sta svolgendo la partita valida per la salvezza tra Venezia e Bari. Il risultato è sul pari (1-1), ed i giocatori sembrano giocare a rilento, accontentandosi di questo punto, senza fare male all'altra compagine. A dieci minuti dalla fine Novellino butta in campo Tuta; il brasiliano ha un'altra verve rispetto ai giocatori in campo, che tendono a lasciarlo isolato dal gioco, ma all'ultimo minuto trova la zampata vincente per segnare la rete del 2-1. Tuta non ci vede più dalla gioia e corre per tutto il campo esultando come un bambino, ma c'è qualcosa di strano, nessuno esultò con lui, anzi, lo guardavano storto gli avversari ovviamente, ma pure i propri compagni! Qualcosa non tornava, a Tuta avevano detto che il suo lavoro era segnare e lui l'aveva compiuto, ma allora perchè nessuno gioiva con lui? C'è chi si mette le mani nei capelli, e pare addirittura che Maniero lo abbia accusato, dicendogli che era sufficiente il pari, non c'era bisogno di segnare. La magistratura si muove per scovare una possibile "combine", ma il presidente Zamparini organizza una conferenza stampa con il giocatore per chiarire l'episodio e ritirare le dichiarazioni del giocatore, il quale viene accusato di non sapere l'italiano e di aver sicuramente capito male le parole di Maniero, il quale supppone di aver detto di giocare cauto perchè poteva andare bene pure il pari. Nel tunnel per uscire dal campo Tuta venne insultato da tutti, compagni compresi, tant'è che in un'intervista rilascia anche un'altra dichiarazione sconcertante: "Sì, isolano me e Bilica, probabilmente perché siamo stranieri e non parliamo la loro lingua. Ci sentiamo un po' emarginati. Né i compagni né Novellino parlano volentieri con noi, sono un pò razzisti". In tutta la questione il brasiliano si sente denigrato e non protetto dalla propria società, vorrebbe garanzie per rimanere che non gli vengono date, perciò chiede al suo manager di essere venduto pere non saperne più dell'Italia, vuole tornarsene in Brasile e viene accontentato. Intanto, la magistratura chiude il caso senza colpevolizzare nessuna delle due parti per combine, quindi tutto rimane sospeso e poco chiaro, proprio come la nebbia che c'era quel giorno a Venezia; poteva esserci una carriera migliore per Tuta, ma quel biscotto gli rimase proprio sullo stomaco.
Torniamo però a quel gol discusso, l'episodio che ha segnato il proseguire della carriera di Tuta in Italia. Il patatrack avviene nel Gennaio del 1999, dove nella fitta nebbia della laguna di Venezia si sta svolgendo la partita valida per la salvezza tra Venezia e Bari. Il risultato è sul pari (1-1), ed i giocatori sembrano giocare a rilento, accontentandosi di questo punto, senza fare male all'altra compagine. A dieci minuti dalla fine Novellino butta in campo Tuta; il brasiliano ha un'altra verve rispetto ai giocatori in campo, che tendono a lasciarlo isolato dal gioco, ma all'ultimo minuto trova la zampata vincente per segnare la rete del 2-1. Tuta non ci vede più dalla gioia e corre per tutto il campo esultando come un bambino, ma c'è qualcosa di strano, nessuno esultò con lui, anzi, lo guardavano storto gli avversari ovviamente, ma pure i propri compagni! Qualcosa non tornava, a Tuta avevano detto che il suo lavoro era segnare e lui l'aveva compiuto, ma allora perchè nessuno gioiva con lui? C'è chi si mette le mani nei capelli, e pare addirittura che Maniero lo abbia accusato, dicendogli che era sufficiente il pari, non c'era bisogno di segnare. La magistratura si muove per scovare una possibile "combine", ma il presidente Zamparini organizza una conferenza stampa con il giocatore per chiarire l'episodio e ritirare le dichiarazioni del giocatore, il quale viene accusato di non sapere l'italiano e di aver sicuramente capito male le parole di Maniero, il quale supppone di aver detto di giocare cauto perchè poteva andare bene pure il pari. Nel tunnel per uscire dal campo Tuta venne insultato da tutti, compagni compresi, tant'è che in un'intervista rilascia anche un'altra dichiarazione sconcertante: "Sì, isolano me e Bilica, probabilmente perché siamo stranieri e non parliamo la loro lingua. Ci sentiamo un po' emarginati. Né i compagni né Novellino parlano volentieri con noi, sono un pò razzisti". In tutta la questione il brasiliano si sente denigrato e non protetto dalla propria società, vorrebbe garanzie per rimanere che non gli vengono date, perciò chiede al suo manager di essere venduto pere non saperne più dell'Italia, vuole tornarsene in Brasile e viene accontentato. Intanto, la magistratura chiude il caso senza colpevolizzare nessuna delle due parti per combine, quindi tutto rimane sospeso e poco chiaro, proprio come la nebbia che c'era quel giorno a Venezia; poteva esserci una carriera migliore per Tuta, ma quel biscotto gli rimase proprio sullo stomaco.
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