giovedì 15 gennaio 2009

Amarcord, Ci Siamo Stati Anche Noi: Rui Manuel César Costa

Non parliamo di un semplice calciatore, ma di un artista del gioco con il pallone. Uno dei pochi che erano rimasti che tenevano la testa alta mentre lasciavano sul posto gli avversari, in modo da poter trovare il pertugio giusto per deliziare la folla - ed i compagni - con assist sublimi, pennellati al bacio per gli attaccanti da trasformare. Ha fatto anche i suoi gol come centrocampista, ma la vera identità di Rui Costa è proprio quella del numero 10, quello che inventa il colpo ad effetto quando meno te lo aspetti. In onore di Milan - Fiorentina, questo intervento non poteva che andare a questo grandissimo giocatore.

Quando si dice la classe non è acqua: Eusebio - non uno qualunque - scoprì il giocatore alla tenera età di nove anni per aggregarlo alle giovanili del Benfica, dove Rui Costa sarebbe cresciuto per diventare uno dei più forti trequartisti del mondo. Il talento del giocatore si vede e cresce di anno in anno, guadagnando confidenza con il dribbling e presentando un tiro sempre più pericoloso. Viene deciso di mandarlo in prestito per un anno a "farsi le ossa" nelle fila del AD Fafe, dove - alla fine della stagione - gioca anche il Mondiale U20 del 1991, vinto proprio dal Portogallo. E' qui che l'astro nascente si mette in luce, ed il Benfica non può farsi mancare l'occasione per riportarlo alla base. All'Estádio da Luz gioca in un Benfica fatto di talenti, riuscendo a portarsi in bacheca la Coppa di Portogallo nel 1992/1993 ed il campionato l'anno successivo.

Cecchi Gori si innamorò del giocatore e non badò a spese, pagandolo ben 11 miliardi di vecchie Lire! E' così che Manuel Rui Costa arriva a Firenze all'età di 22 anni per giocare dietro al Re Leone Batistuta. Poco poteva sapere lui che sarebbe diventato un giocatore di fama internazionale. Tuttavia, sul campo, si intravide subito che futuro avrebbe avuto il lusitano: brillante ed assicurato. I tifosi fiorentini già lo avevano reso un idolo, senza sapere quanto avrebbe ancora dato per la maglia viola. Alla sua seconda stagione fiorentina arriva la Coppa Italia, una soddisfazione per il giovane Rui Costa, che a fine anno partecipò all'Europeo del 1996 con la sua Nazionale. L'anno con la Fiorentina inizia subito bene, vincendo la Supercoppa, e la squadra è competitiva per competere ad alti livelli, ma manca sempre quel che per vincere qualcosa di importante. Rui Costa viene chiamato semplicemente Rui e di lui si denota l'estrema signorilità ed educazione, un grande uomo, apprezzato da tutta la platea. Quando Batistuta decise di andare a vincere lo Scudetto a Roma, Rui Costa rimase in viola per dare ancora tanto alla squadra e partecipare ad Euro 2000. Riesce a vincere una seconda Coppa Italia, ma nel 2001 - parte per vincere qualcosa, parte per il fallimento incombente della Fiorentina - decise di accettare l'offerta del Milan, fruttando alle casse viola ben 85 miliardi di Lire, una plusvalenza enorme!

Per Rui Costa era l'ora di iniziare una "seconda giovinezza" e provare la sensazione di giocare in un top club, anche se a Firenze era rimasto il suo cuore, con quei 10.000 tifosi che si erano recati al suo addio, commuovendolo. Era un uomo sensibile Rui Costa, che riusciva a trasmettere la stessa emotività nelle sue gesta, danzando su quel pallone e creando traiettorie quasi dipinte. La prima stagione al Milan è di adattamento, ma dopo il Mondiale del 2002, torna più forte e determinato per fare bene e con i rossoneri centrerà un bellissimo double: Champions League-Coppa Italia. E' lui il campione che svezza Kakà e trascina il Milan alle vittorie con i suoi assist per i gol del giovane Sheva. Le soddisfazioni non sono finite, poiché ci sono da vincere ancora Supercoppa Europea ed Italiana, oltre allo Scudetto 2003/2004. Durante l'estate del 2004 disputa la sua ultima competizione in Nazionale, che termina con un sapore di amarezza per aver perso in casa - davanti ai propri tifosi - la finale dell'Europeo contro la sorprendente Grecia. Al suo ritorno - forse abbattuto anche da questo risultato - Rui Costa riconosce che sia arrivato il momento di cedere lo scettro da titolare al rampante Kakà: "Se non gioca Kaka', non so chi deve giocare". Quell'anno, però, fu maledetto e la finale ai rigori di Liverpool impedì a Rui di vincere la sua seconda Champions, ed il portoghese decise di rescindere consensualmente il contratto che lo legava al Milan per giocarsi le sue ultime stagioni al Benfica.

Galliani non si oppose e la società lasciò libero il giocatore, che ritornò in patria, nella sua patria: il Benfica. Al Milan, Rui Costa non segno tanti gol, ma centrò ben 65 assist che sono il suo record personale in carriera. Le sue ultime due stagioni passate a Lisbona non sono da "pensionato", anche perché Manuel dimostra di avere ancora un'ottima dimestichezza del pallone e la squadra pende dalle sue giocate. L' 11 maggio 2008 ha giocato la sua ultima partita con la maglia del Benfica, ritirandosi, così, ufficialmente dall'attività agonistica. Pochi giorni dopo il suo ritiro è stato nominato direttore sportivo del Benfica. Ricevette una bellissima lettera da parte di Galliani: "Caro Rui, l'ultima partita da calciatore professionista porta con se' emozioni forti e contrastanti. La gioia di poter

giocare davanti a tifosi che ti amano, di avere tra loro i tuoi familiari e tanti amici si contrappone al naturale velo di tristezza che accompagna il pensiero di una grande carriera che sta per finire. Sappiamo che non lascerai il mondo del calcio e che il mondo del calcio potrà ancora contare su un grandissimo uomo, un campione che abbiamo avuto l'onore di conoscere e avere a Milanello per cinque meravigliosi anni. Qui sei diventato uno di noi, uno della grande famiglia rossonera: perché tu, caro Rui, sei come il Milan, leale e appassionato, generoso e caparbio, imprevedibile e innamorato di questo meraviglioso sport. Sei tornato in Portogallo per una scelta di vita, ma non ci siamo mai allontanati da te e non lo siamo nemmeno in questa speciale serata. Perché per noi non sei solamente un nome e un numero sulla maglia: sei anche e soprattutto il Rui che ha lasciato il Milan, Milano e l'Italia regalandoci indelebili ricordi. Caro Rui, è impossibile dimenticarti. Per questo oggi il nostro pensiero va a te, protagonista unico della tua ultima rappresentazione sul palcoscenico del calcio giocato". Oggi fa il dirigente al Benfica, ma per me Rui, tu sei sempre quello dal grande dribbling, tecnica sopraffina e ottima visione di gioco:


Articoli Correlati



Nessun commento:

Posta un commento